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Dal 1936 a oggi i boschi in Italia sono quasi raddoppiati. Senza accorgercene, siamo diventati un grande paese forestale: oggi più di un terzo del nostro territorio è coperto da alberi.
Mondadori ha recentemente pubblicato un libro molto interessante per il settore forestale italiano. Parla dei boschi del nostro Paese. Parla di gestione forestale, di crisi climatica, di utilizzo del legname, di economia forestale, di manutenzione del territorio, di contrasto agli incendi e di tanto altro ancora, evidenziando limiti e potenzialità della realtà italiana, riportando autorevoli citazioni di esperti del settore e riferimenti attuali a politiche nazionali o a recenti accadimenti d’interesse anche mediatico. La forza e novità di questo libro però è che non si tratta di una pubblicazione per forestali, o meglio: non necessariamente! I boschi italiani “questa risorsa che non conosciamo” come recita il sottotitolo, sono presentati in modo chiaro e divulgativo per essere compresi anche ai non addetti ai lavori. L’obiettivo è quello di coinvolgere il lettore in problematiche che riguardano tutti, anche chi in bosco non va mai! Toccando anche tematiche molto delicate per l’opinione pubblica come la gestione della fauna, l’uso delle biomasse, le utilizzazioni forestali, la conservazione ecc, ma facendolo con grande naturalezza e neutralità, mettendo chi legge nell’ottica di capire senza la diffidenza che certi argomenti molto spesso suscitano. Un libro che ci racconta il rapporto tra l’uomo e il bosco nel nostro paese e ci offre prospettive per migliorare veramente la nostra relazione col patrimonio forestale “aiutandolo ad aiutarci”.
Un libro da condividere con chi vogliamo che comprenda meglio il nostro mondo forestale, uno strumento utile per capire come comunicare con l’opinione pubblica.
Altre informazioni:
Autore: Ferdinando Cotugno
Anno pubblicazione: 2020
Casa editrice: Mondadori
Caratteristiche: /
N° pagine: 153
Formato: 15 x 22 cm
Peso (grammi): 354
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E’ un libro pensato per viaggiare nel tempo. Attraverso aneddoti, antiche saggezze, vecchi rimedi, conoscenze scientifiche e qualche consiglio gastronomico, si riscopre quella cultura legata al bosco e ai prodotti dell’orto che si va perdendo nei meandri del consumo fine a se stesso. Leggendo non siamo solo noi a viaggiare a ritroso, ma anche le saggezze popolari di un tempo ritornano a nuova vita rivendicando, senza prepotenza, il loro immutato valore. I consigli gastronomici contenuti nella seconda parte del libro non pretendono di ingabbiare il cuoco in ricettine da seguire pedissequamente. Chi vorrà sperimentare potrà farlo. Con calma. Lasciando spazio alla propria fantasia e dando fiducia alla propria esperienza in cucina. Queste pagine sono un’incitazione a riscoprire, provare, toccare e assaggiare la natura che ci è più vicina e che non siamo più capaci di scorgere.
La foresta e l’uomo, una storia infinita. Nel bene e nel male, la storia dell’uomo, quella dei suoi rapporti con la foresta e più in generale, quello del suo atteggiamento al cospetto della natura. Nel tempo la foresta è stata simbolo del mistero e di paesaggio aspro e selvaggio; luogo di rifugio e di culto, sito di distensione e di ricreazione, entità protettiva e filtro biologico, fonte di conoscenza e soprattutto risorsa insostituibile. Le foreste primigenie nei climi temperati non esistono più. I pochi lembi rimasti, ora per un verso, ora per un altro, vengono manomessi e danneggiati con cadenze inaccettabili. A livello planetario la storia si ripete, e non basta. Il fenomeno si aggrava. L’azione distruttiva aumenta a ritmi esponenziali e il rimboschimento per infinitesimi. Per quanto tempo rimarranno ancora indisturbate le restanti foreste vergini? Il libro è una proposta di dibattito sui valori etici, culturali, scientifici e tecnici della questione forestale. Un’occasione per indicare se, come e perchè gestire il bosco. Un richiamo a valutare il significato del gesto colturale. Un invito alla creatività e alla responsabilità. Una presa di posizione di fronte alla società.
La questione ceduo richiede una politica forestale non frammentaria, come è quasi sempre avvennuto finora, ma di ampio respiro, proiettata verso il raggiungimento di più elevati equilibri ambientali e verso un uso del bosco in cui gli interessi collettivi abbiano un posto di rilievo. Ciò dovrebbe comportare a livello europeo, nazionale, regionale e locale l'implementazione e la destinazione di più elevati budget per il miglioramento del bosco, considerato sempre più bene di interesse pubblico. Il libro affronta la problematica del bosco governato a ceduo da diverse angolazioni. Nel volume sono raccolti 25 lavori che riguardano vari settori disciplinari e riferiscono di esperienze, indagini, studi e ricerche effettuate in varie aree del nostro Paese.
Questo Quaderno è l’occasione per riflettere sulle scelte selvicolturali attraverso le conoscenze, le esperienze e le opinioni di 31 esperti con diverse professionalità relative al bosco.
Un’occasione di riflessione sull’atteggiamento che dovrebbe adottare il selvicoltore prima che sulla sola scelta della forma di governo da applicare al singolo bosco.
Faggi, castagni, querce, larici, abeti… Oltre il 35% della penisola è coperto da boschi, un paesaggio che spesso percepiamo come primigenio e ‘naturale’. In realtà, come il resto del nostro paesaggio, i boschi sono un prodotto della storia, sempre legata all’opera dell’uomo che ne ha modificato tutte le caratteristiche.
La questione forestale nel Tirolo italiano durante l’Ottocento
Il libro si rivolge a tutti coloro che operano in bosco, ma anche al vasto pubblico che dei boschi si interessa per sensibilità culturale e ambientale.
Due secoli fa, all’inizio dell’Ottocento, i montanari del Tirolo italiano ricavavano dai boschi gran parte di quanto era loro necessario per sopravvivere.
Il libro documenta l’evoluzione del rapporto fra le autorità governative, le popolazioni e le loro foreste durante il XIX secolo.
Storie di foreste che cambiano il pianeta
Siamo abituati a pensare che le foreste siano statiche, che stiano lì, immobili, da sempre. Ma non è così.
Semplicemente vivono, e cambiano, a un ritmo più lento del nostro. C'è, tuttavia, un momento in cui abbiamo la possibilità di apprezzarne il cambiamento, e, ironia della sorte, è proprio quando vi si abbatte una calamità o, come si dice in ecologia, un «disturbo». Che sia un incendio, un'alluvione, un'eruzione, ciò che segue non è l'estinzione totale. Al contrario. Disturbi di questo tipo sconvolgono un ecosistema, ma al tempo stesso aprono la strada a nuove specie animali e vegetali. Come le orchidee, ad esempio, che muoiono all'ombra fitta degli alberi, ma proliferano nei terreni aperti e assolati. O come le aquile, che battono le foreste disastrate perché, senza gli alberi, godono di maggiore visibilità sulle prede a terra.